Mi
sono alzata abbastanza presto ben decisa a darmi da fare.
Essendo
il mio giorno libero avevo tutto il tempo per mettere alla prova il
potere nella vita reale.
Doccia,
capelli, scelgo con cura dei vestiti comodi. Mi guardo allo specchio
e penso che sono una vera deficiente: perché mettersi in tiro se
stai per diventare invisibile?
Va
beh… mi giustifico mentalmente pensando che una donna ha diritto ad
un bel paio di scarpe anche di fronte alla morte, figuriamoci per
un'uscita extrasensoriale.
Decido
di andare in tv, almeno sono sicura che là avrò sufficienti stimoli
per mantenere l'ansia ad un buon livello. Parcheggio ad un isolato di
distanza perché non voglio che i miei colleghi notino la targa. Un
margine di sicurezza vale un chilometro a piedi, anche se con questo
freddo non cammino molto volentieri.
Prima
di scendere dalla macchina ripercorro mentalmente tutti gli stati
d'angoscia provati di fronte allo specchio per diventare invisibile:
funziona, non proietto alcuna ombra. Accelero l'andatura, voglio
arrivare subito in tv.
Con
un po' di fortuna avrei beccato la riunione di redazione ancora in
corso.
La
porta è socchiusa, come sempre, scivolo dentro senza che nessuno se
ne accorga.
Cammino
in punta di piedi e trattengo il fiato, per non fare rumore, quindi
entro in redazione. Sono tutti attorno al tavolo ovale e discutono
con trasporto i servizi del giorno.
Il
capo è arrabbiato, evidentemente i giornali avevano più notizie di
noi.
Mi
appoggio alla parete, attenta a controllare il respiro, mentre lui
grida: “…e poi per colpa di quella cretina di ***** non abbiamo
detto che c'è un nuovo indagato nell'indagine dei carabinieri sul
fatto di due settimane fa, porca puttana…” Tutti annuiscono e
ribadiscono con la faccia disgustata che ***** è proprio una
superficiale, che non sa fare il suo lavoro. Il sangue mi va alla
testa, perché ****** sono io. Mi danno la colpa solo perché sono
assente e non posso difendermi, è il trucco più vecchio del mondo,
e nessuno muove un dito in mio favore.
E
bravi i miei ragazzi di provincia, quelli che mi erano sembrati tanto
carini e collaborativi. Sto per vomitare dalla rabbia, mi controllo
con grossa difficoltà.
Temo
che questo possa destabilizzare improvvisamente il mio stato. Devo
correre fuori a prendere un po' d'aria, e devo farlo subito. Giusto
il tempo di varcare il portone e torno in me, completamente visibile.
Nel
cortile, per fortuna, non c'è nessuno. Mi accorgo di avere le mani
sudate e lo stomaco in subbuglio: alla rabbia non avevo pensato, è
una variabile da gestire, se intendo andare in giro ad origliare il
prossimo.
Adesso
devo decidere come muovermi. Se torno in redazione picchio qualcuno,
ma come posso giustificare di sapere tutto? Quindi è meglio che
torni verso la macchina. Mentre cammino a passo svelto concludo
mentalmente che il potere funziona, avrò tempo e modo di decidere
come procedere con chi mi pugnala alle spalle.
Questi
campagnoli senza futuro ingoieranno ogni singola offesa, e non
sapranno mai da dove è arrivato il colpo.
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