mercoledì 30 aprile 2014

Catch me if you can

I sogni sono iniziati un paio di settimane fa. Lunghi corridoi polverosi, le pareti costellate di specchi, il cui unico riflesso è un uomo pallido che appare di quando in quando, il busto tagliato a metà come in un quadro, gli occhi chiari e inespressivi. Mi guarda correre o forse fuggire, e il mio bisogno di affrettarmi è tale da cancellare tutto il resto: so (con l'ineluttabile consapevolezza propria dei sogni) che a forza di muovermi ritornerò all'inizio (ma di cosa?) e troverò la vecchia me stessa ad aspettarmi, quella ragazzina romantica scomparsa da così tanti anni che a volte penso non sia mai esistita.
Solo al risveglio mi ritrovo a chiedermi chi sia l'Osservatore. È come un dettaglio fuori posto e la sensazione che non appartenga davvero al mio sogno è inequivocabile, anche se impossibile da spiegare. Ha occhi di un azzurro chiarissimo in un viso glabro e scarno, il naso stretto e aquilino, lunghe labbra che sembrano sempre sul punto di piegarsi verso l'alto, in un sorrisetto colmo di disprezzo.
Non sono mai stata fisionomista, faccio fatica a riconoscere clienti e persino amici, perché una volta tolti dal contesto dove li incontro di solito per me ritornano a essere estranei, il cui cenno di saluto non posso fare a meno di accogliere con sospetto. Mi è sembrato quindi strano e un poco inquietante riuscire a ricordare con tale vivida esattezza le fattezze dell'Osservatore, e ancora più bizzarra la convinzione, illogica ma incrollabile, che la sua esistenza sia reale.
Un paio di giorni fa mi sono svegliata in piena notte, sudata e senza fiato, come se avessi corso davvero e non solo sognato di farlo. I gatti, di solito allargati in ampie chiazze pelose su tutto il materasso, avevano disertato en masse il letto, segno che mi dovevo essere davvero agitata troppo. Ho acceso la luce, con l'idea di bere un bicchiere d'acqua, leggere qualcosa, calmarmi un poco prima di riprovare a dormire. Il qualcosa da leggere è diventato alla fine il blog, e i vostri ultimi post.
Qualcuno che ci segue, dite. Qualcuno che ci sorveglia. Bene, dico io. 
Ho intenzione di portare i gatti da mia madre, dove saranno al sicuro qualsiasi cosa capiti. Sono anni che parlo di andare a fare volontariato in qualche riserva naturale,magari in sud-america (almeno fa caldo) perciò anche se sparisco per sei mesi/un anno mamma non se ne stupirà, anzi, sarà contenta per me.
L'Attraverso potrà anche essere un posto enorme ma ormai so come navigarlo. Se “Loro” esistono davvero che provino a prendermi prima che sia io a trovarli. Tenetelo presente, mentre andate avanti con le vostre vite, o fate finta di. Potrei essere più vicina di quanto sospettiate.

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