venerdì 20 dicembre 2013

Il coniglio fa paura...

Non pensate che mi sia aggregato a questo patetico Blog per necessità di confronto. Non ne ho alcun bisogno, davvero. La povera Sibyl dal piedino rotto, o il tremebondo Tiferet o come diavolo si chiama, che si vede da lontano. Cosa volete? Non sapete accettare un dono? In fondo è Natale!

Io ho atteso questo momento un'intera vita! Come lo so che sarebbe successo? Non ne ho idea; lo so e basta. Ho aspettato per anni il mio momento. L'ho aspettato seduto alla mia scrivania, l'ho atteso con il bicchiere di plastica in mano alle cene aziendali, in fila alle poste.
Vermi, siete inutili vermi.
Il fatto che lo condivida qui è solo per fare in modo che un "sacro terrore" possa serpeggiare in questo mondo di merda: è nato un dio!

Perché? Perché?! Sforzatevi! E' ovvio! Perché sono stanco. Sono stanco di voi, di me, di tutto.
Non darò dettagli, non sono stupido. Sono un uomo, e questo potete tranquillamente saperlo, e non sono chiaramente un giovanotto. Quando si lavora in un ufficio, per anni, quando si subisce la società, la vita, gli altri, il denaro, alla fin fine qualcosa dentro di te si rompe.
Morale? Legge? Affetti? Inutili, patetici, vuoti concetti.
Quello che ci tiene buoni è solo la paura! La paura del giudizio altrui, la paura di finire sotto un ponte senza soldi, la sottile sensazione di non riuscire, di essere scacciati. Adeguarsi, sottomettersi, basso profilo.

Cosa accade se il pavido coniglio scopre di avere delle feroci zanne? Dei taglienti artigli? Non fuggirà più, mai più.

Pioveva l'altra sera. Pioveva che Dio la mandava. Ero tornato a casa, l'ennesima sera, l'ennesimo straordinario in ufficio, la consapevolezza senza sorpresa che le ferie di Natale sarebbero andate a puttane. Stavo per rientrare nel vialetto di casa, aspettando il maledetto cancello automatico, quando innestai la retromarcia e schizzai via.
Il cielo si squarciava di bianco e il tuono mi riempiva le orecchie. Urlavo? Non lo so. Vedevo i lampioni proiettare le loro luci ambrate tra gli schizzi e il rumore stridente del tergicristallo. Luci e ombre, luci e ombre. Non riuscivo a pensare ad altro! Se siamo fatti per la luce, perché io da sempre vedo così bene al buio?! Accelerai schizzando acqua da tutte le parti.
Ero solo nella zona industriale: solo i lampioni, i quadrati giallognoli delle finestre, i marciapiedi come torrenti.

Mi ritrovai schiantato contro la recinzione di rete di un prefabbricato buio e dismesso. Il tergicristallo ancora andava ma l'airbag non era scoppiato. Avevo dato una bella testata al volate, e si era piegato, ma non faceva male: stavo bene, mai stato meglio. Uscii dall'auto, la pioggia non accennava a smettere, mi investì la faccia, il cappotto, i capelli: Dio ero vivo! Vivo e feroce! Vivo e immerso nel tepore dell'oscurità.

"Sta bene?"

Non capii subito. Ero ebbro. Guardavo il mondo attraverso la cortina di pioggia, ma non era l'acqua a farmelo vedere strano. Un'infinità di forme scure, rettangoli, triangoli, tremolavano tutto intorno a me: ero consapevole del buio, dell'assenza di luce.

"Si è fatto male? Come sta? Vuole che chiami un'ambulanza?"

Chi diavolo osava disturbarmi?! Chi si azzardava a interrompere i miei nuovi, vivificanti, pensieri?!
Mi voltai. Un uomo anziano, sotto un ombrello nero e spiegazzato, stretto in un maglioncino e con le pantofole. La barba bianca e mal curata. Un'essere inutile e fastidioso, preoccupato, occhi grigi infastiditi dal mio non rispondere. (Non ho bisogno di te, stupido uomo! Possibile che non riesci a vederlo? Dovresti fuggire, fuggire e non guardarti indietro, ma tu insisti.)

"Ha bisogno di aiuto?!"

Si protese a toccarmi, non potevo accettarlo. Allargai le braccia per divincolarmi da un contatto che, più di sempre, aborrivo. Basta! Basta! Basta con le vostre costrizioni, la vostra falsa attenzione! Basta!
Non so se gridai, o se pensai, o qualsiasi altra azione fisica.

Le ombre si mossero, le ombre agirono per me...

Spezzato. Morto. Scomparso.

La pioggia alla fine cessò. Io camminavo, stretto nel cappotto, camminavo e godevo dei ricordi.
E' finita l'epoca della paura. E' iniziata l'epoca del potere e del terrore, finalmente.
Quando arrivai a casa ero felice, non ci crederete, ma ero all'apice della gioia. Meglio del sesso, meglio del cibo, meglio di tutto. Sapevo che un giorno il Potere mi avrebbe raggiunto e io l'ho accolto come un'eucarestia oscura, come un sacerdote del buio. Mi toccai, per vedere se ero ferito. Trovai solo una sorta di graffio, una "s", ho visto che è successo anche a voi. Bene.

Tremate. L'era dell'Eminenza Nera è iniziata: il sole è morto.

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