lunedì 7 aprile 2014

Il Segreto Negato

Nel rileggere i post precedenti, mi vedo costretto a riflettere in modo critico e cosciente sul caos che è stata la mia vita nell'ultimo mese. Ho avuto a lungo paura di non riuscire a capire, di non potere controllare il cambiamento che il segno ha portato con sé, di non essere più padrone di me stesso. Questa notte ha portato finalmente la fine dell'angoscia e il senso degli ultimi avvenimenti.

Ho abitato le loro vite per più di tre settimane, costretto ad essere un voyeur cosmico, scelto da un'entità alla ricerca di vendetta. E' una strana sensazione studiarli mentre si confrontano con il loro lutto, esamino i loro occhi alla ricerca di una pallida ombra di disperazione, cerco il pentimento riflesso anche in una singola lacrima, vorrei credere che la perdita subita serva a guadagnare due anime in contraccambio. Ma la verità è che guardando nell'abisso del loro qualunquismo, anch'esso mi guarda, deridendomi. Il risveglio mattutino, il caffè, il bacio prima di uscire: a volte lui le dà un passaggio fino alla scuola dove lei lavora, in segreteria; poi raggiunge i suoi colleghi al bar, un altro caffè, quattro battute, sorrisi dispensati come biglietti da dieci euro in un casinò. Al ritorno a casa, una cena serena, un film, lui che si addormenta sul divano, lei che finisce di sparecchiare. Poi a letto (hanno fatto l'amore sei volte in tutto, decisamente al di sotto della media nazionale, ma al di sopra del normale per due genitori che hanno perso per sempre il loro unico figlio a seguito di un presunto incidente domestico).

Accanto a me, Luca li guarda senza parlare, pulendosi ogni tanto il sangue che continua ininterrottamente a scendere dalla ferita fra i corti capelli ramati, pensando all'inutilità della sua morte, a come tutte le morti siano inutili, specie quelle provocate: e aspettando che io sia pronto. E' inquietante la sua presenza accanto a me, in qualunque momento della giornata e ogni tanto penso che così doveva sentirsi il bambino protagonista del film “Il Sesto Senso”. Anche se loro non parlano con me, si limitano a comunicarmi sensazioni, con forza.

Era da un po' che riflettevo su cosa fare, ma stasera ho preso il coraggio a quattro mani e ho suonato il campanello. Mi ha aperto lui, il padre. “Desidera?”. Il mio cuore ha perso un paio di battiti: “Il padre di Luca?”. Era stupito, non poteva conoscermi, e sono convinto che questo lo rendesse confuso e preoccupato.

“Sì. E lei, chi è?”. La donna è uscita dalla cucina ed è venuta vicino al compagno, stringendosi alle sue spalle.

“Conoscevo Luca. Le porto un messaggio, da parte sua”. Senza nemmeno attendere una reazione, tocco le loro mani, e la scossa che mi attraversa è ancora più forte di quanto mi aspettassi. Un grido di accusa esce dalle mie labbra, mescolato alle pene di un'anima lontana dalla luce, pura energia che avvolge i due amanti assassini, colpevoli di aver posto fine all'innocenza di un bambino, libero da sovrastrutture e falsità, desideroso solo di essere amato dai propri genitori.

Alla fine, i loro occhi sono pozze di petrolio affacciate sul nulla, i loro spiriti costretti a confrontarsi con un peccato più grande. Vorrei condannarli, e in fondo al cuore spero che abbiano il coraggio di tagliare il filo che li lega al mio mondo. Eppure non lo faccio, agisco con spontaneità, toccando di nuovo le loro anime, e trasmettendogli, adesso, un sentimento diverso: compassione, perdono, speranza. L'oscurità è andata via, sta a loro scegliere di essere diversi. Io mi allontano, avendo finalmente compreso il senso del mio potere, in cosa consista veramente, scoprendo quale sia il segreto che fin'ora non ho mai avuto il coraggio di accettare: che il mio corpo è solo un involucro vuoto, privo di vita autonoma, che ora e per sempre io sono soltanto “La Soglia”.

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