mercoledì 30 aprile 2014

RESISTENZA!

Hanno esagerato. Una volta di troppo.
Sono sempre stato calmo e buono. A volte persino codardo.
Ma ora mi hanno proprio fatto arrabbiare. E dicono che non c’è peggior arrabbiato di un calmo arrabbiato.
Ieri sarei dovuto andare a lavoro. Calma piatta, nessuna vettura sospetta nei pressi di casa nostra.
Chiamo un collega per farmi passare a prendere, così avrei lasciato l’auto a mia moglie, in caso di necessità.
«Mi hanno cambiato il turno bello. Non ci sono oggi. Mi spiace.»
«Grazie lo stesso» dico. “Merda. Non ci voleva” penso.
Abbraccio mia moglie.
«‘More, per ogni cosa chiama. Tengo il cel in tasca.»
Uno strano senso di inquietudine mi pervade.
“Fissazioni”
Controllo fuori. Tutto nella norma. Salgo in auto. Non parte. “Merda”.
Riprovo. Riprovo ancora. Scendo, controllo il motore. Per quel poco che ne capisco è tutto a posto.
Inizio a innervosirmi. Sudo. Mi guardo attorno.
“Sto perdendo il controllo”.
Finalmente si mette in moto. Parto.
Si è fatto tardi. Chiamo in struttura.
«Ho avuto problemi con l’auto. Faccio un po' tardi.»
«Guarda che ti han cambiato turno. Non ti hanno avvisato? Devi venire stasera.»
“Incazzato per niente”.
Volto l’auto e torno indietro. Per fortuna avevo fatto pochi chilometri, in meno di dieci minuti sono di nuovo a casa.
Ed eccoli lì, spudorati davanti a casa mia. La loro bella auto scura, lucida appena uscita dall’autolavaggio. E i loro completi scuri, occhiali da sole, manco fossero i MIB.
Parcheggio  in una traversa laterale, così non vedono la mia auto, tanto sono certo conoscano modello e targa. Scendo e mi avvicino il più cauto possibile. Non mi vedono arrivare.
«Cerca XXX o prova con YYY è il cognome della moglie» dice il primo con un foglio in mano al secondo che sta controllando i nomi sul citofono.
“Bastardi”
«Intendi aspettarlo con la donna finchè non torna da lavoro?»
Sento il sangue ribollirmi dentro con tanta forza che mi scoppiano le tempie. Quasi si mozza il fiato.
“Devo fermarli”.
Il secondo si volta. Un movimento naturale, non credo mi abbia visto ma d’istinto mi acquatto dietro la siepe.
La siepe.
L’istinto è più veloce del pensiero. Come viticci mannari i rami dell’arbusto di recinzione si avvinghiano attorno ai due sconosciuti.
Si dimenano, tentano di urlare ma le foglie li imbavagliano.
Guardo il grande ulivo al centro del cortile.
“Stordiscili!”.
E due nodosi rami si abbattono sulle loro teste.
Si afflosciano al suolo.
Grazie al cielo non un’anima intorno. Non so se occhi indiscreti scrutano da dietro le finestre. Non ho tempo per pensarci.
Corro all’auto. Il cuore mi batte in gola. Non so cosa sto facendo ma cinque minuti dopo ho i due sacchi di foglie in auto e sto correndo come un pazzo.
Mentre imbocco un sentiero sterrato i dubbi mi assalgono.
“E se invece che due di “loro” sono solo due pirla che volevano vendermi un paio di aspirapolveri?”
“E se fossero stati davvero quelli del recupero crediti?”
“Non può essere una coincidenza. DEVONO essere loro!”
Li abbandono nel primo fosso fuori mano che incontro e torno a casa.
Non sono mai stato coraggioso. Men che meno un violento.
Ma come ho sentito la mia famiglia in pericolo non ho ragionato più.
Sanno chi siamo e magari leggono pure questo blog.
Allora vi dico questo.
Amici.
Venite qua se cercate rifugio. Vi do il mio indirizzo.
Nemici.
Se mi leggete, venite pure voi. Vi lascio il mio indirizzo se volete. Ho una foresta in casa e un bosco davanti.
Venite a prendermi se ne avete il coraggio!

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