martedì 25 marzo 2014

LA PROVA

Quando Puffo e io apriamo la porta del garage, ci travolge una zaffata aspra e marcia.
«Te lo dicevo che non lo uso mai,» si scusa Puffo.
«Dio santo, ci nascondi i cadaveri?» esclamo col naso tappato.
«Scusate, Vostra Altezza!»
Prima di farla pagare a Katia, ho pensato, devo trovare un luogo dove sperimentare il mio potere, non posso andare da lei rischiando di evocare di nuovo il leone. È vero che mi sta sulle palle, ma da lì a bruciarla viva c’è un bel salto. Così Puffo mi ha detto di quel garage sempre vuoto – lui la macchina non ce l’ha, la proprietaria di casa abita sui colli e non andrà certo a riporre l'auto lì.
«Pensavo,» continua Puffo, «che potremmo comprare degli estintori, ne ho visti alcuni piccoli da quindici euro!»
«Grazie che mi aiuti così, sei proprio un amico!»
«Beh, alla fine, finché non bruci tutto, è divertente,» ridacchia, «potrei diventare il tuo Archimede!»
«Chi?»
«Archimede Pitagorico, l’aiutante di Paperinik!»
Inarco un sopracciglio scettico. «Allora vedi di inventarmi qualche super-arma!»
«Un costume va bene lo stesso?»
Con un sorriso, lascio cadere la conversazione: malgrado la mia ostentata positività, sono profondamente angosciato.
In negozio, Katia mi pressa da morire, confabula continuamente con la store-manager: in qualche modo il suo istinto sa che l'incendio è stata colpa mia.
A casa, invece, A. sta fiutando l’aria di mistero e omissione che mi circonda giorno dopo giorno. «Dove sei stato oggi?» e io lì a inventare scuse. Ma come faccio a dirglielo? Se avesse paura di me? Chi vorrebbe mai stare con uno così, uno che non so nemmeno come definire (un super-eroe – certo, come no –, un mostro, uno scherzo della natura)?

Diversi giorni dopo, il garage è pronto, pulito e coi suoi dieci estintori rossi.
Al di là della questione del controllo, che devo assolutamente risolvere, c’è un altro aspetto che mi stuzzica: quante creature posso evocare? All'inizio pensavo fosse solo il lupo, poi è arrivato anche il leone. Quante saranno in tutto?
Ho portato con me delle immagini, visto che la prima volta il lupo è apparso in seguito a un input visivo. Le foto sono di creature mitologiche assortite e sì, lo ammetto, ce n'è qualcuna di Final Fantasy. Oh, metti che riesco a evocare Bahamut o Anima …!
«Ok,» esordisce Puffo, «vogliamo cominciare? Se finirò arso vivo, mi avrai sulla coscienza.»
«Ci ho già pensato, evocherò questo!» e gli mostro l'immagine di un piccolo coniglietto blu che tutto sembra tranne pericoloso. Mi concentro, cercando di richiamare al mio fianco quella presenza paffuta e zuccherosa.
Cinque minuti dopo sono ancora lì, in piedi, col foglio davanti alla faccia, lo sguardo contratto come se stessi al cesso. Del coniglietto neppure la minima traccia.
«Merda!» lancio via i fogli; le figure volteggiano per la stanza – unicorni, chimere e spettri neri. «Questo cazzo di potere fa come gli pare! Come faccio, se non riesco a controllarlo?»
«Dai, è solo la prima prova!» cerca di tranquillizzarmi Puffo.
«No, è inutile,» continuo a gridare, «vanno e vengono come vogliono, non ho nessun controllo, non ce l'avrò mai! Sono una cazzo di bomba a orologeria!!!»
Con le dita tra i capelli, scoppio in un pianto isterico. Prima o poi metterò in pericolo anche A., basterà un litigio e poi …! Devo lasciarlo, tenerlo lontano da me, tutti dovranno stare lontani da me!
Travolto dall'angoscia, quasi non sento la voce di Puffo che mi chiama. Mi guarda e indica qualcosa alle mie spalle.
Quando mi volto, non ci sono coniglietti né lupi o leoni di fuoco. Dietro di me fluttua alto e nero uno spettro, il volto nascosto dal cappuccio e le lunghe braccia grigie e scheletriche. Un misto tra un Nazgûl e un Dissennatore.
Lo spettro mi fissa dal buio del suo cappuccio e io lo fisso a mia volta. La riconosco subito, la zona più oscura e nascosta dell'animo, quella che tormenta fino alla disperazione, fino a spegnere persino la luce del sole.
La riconosco subito, l'ho già combattuta altre volte. E so che posso domarla.

 Che cominci l'allenamento.

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