mercoledì 26 marzo 2014

La Luce dei Defunti

Sono molto più emozionato, che spaventato. Ho passato gli ultimi giorni a sperimentare i miei poteri, e oggi sto provando qualcosa di completamente nuovo. Sembra che sia diventato una sorta di trasmettitore per le anime dei morti.

Computer e webcam accesi, riprendo ogni cosa, in una sorta di folle diario, senza sapere se avrò mai voglia di mostrarlo a qualcuno. Prima inizio con i qualcosa di facile, nonni, zii... Niente. Poi un amico, morto a causa di un incidente d'auto, qualche anno prima. Appare di fronte a me, guardandomi con aria di rimprovero. Chi viene da me sembra voglia farlo per un motivo.

Mi concentro su una porta che si apre, come il nome che mi sono scelto, e aspetto. Di lì a breve vedo un volto, un bambino. Avrà circa sette anni, i capelli neri, lo sguardo spaventato. Le mani gli tremano. Gli dico di non andarsene, di avvicinarsi e dirmi cosa vuole. Apro gli occhi e sono di nuovo nella stanza, con la luce azzurrina del portatile che illumina entrambi. Tendo la mano verso quell'anima e al momento del contatto vedo una grande casa. Sono ai piedi delle scale e osservo un uomo scenderle con passo lento e soddisfatto. La mano destra è sporca di sangue, sulle nocche, ma lui non sembra preoccuparsene. Non mi vede, anzi, mi passa attraverso, come se il fantasma fossi io. Il bambino è accanto a me, adesso sento chiaramente la sua voce nella mia testa: “Lo fa da sempre...”. “Cosa?”, chiedo, ma so che è una domanda retorica. “Quello che pensi. Va avanti da quando avevo 4 anni. Non riuscivo a credere che mio padre potesse fare una cosa del genere... I padri dovrebbero voler bene ai figli, non è vero?”. La domanda resta sospesa nell'aria, e io non so cosa rispondere. Qualunque cosa sarebbe sciocca a dirsi. “Dov'è tua madre”, invece gli chiedo. “Lei non c'è mai, quando succede. Ho provato a dirglielo, ma lei mi ha detto di smetterla di dire bugie, che le ferite sul viso, sulla schiena, sulle gambe, me le procuro da solo. Perchè sono geloso che lei abbia trovato un uomo così disponibile ad occuparsi di una ragazza madre, senza chiedere niente in cambio. Cerco di metterla contro di lui, perchè sono egoista... Mi urla contro ed io piango”. “Cosa vuoi da me?”, gli chiedo. “Voglio darti qualcosa... Questo”, e apre la mano. Vedo una luce brillare come il sole, e ripenso ad un vecchio libro, letto parecchi anni prima. “La luce dei defunti”, diceva l'autore. Ma a me sembra qualcosa di differente, è ipnotica, possiede una energia che non riesco a spiegare. E' il suo dono, mi dice quasi implorante. Fatico a tenerla, mi fa paura, eppure non riesco a fare a meno di sentire il suo canto. “Sembra la voce di Dio”, dico con un fil di voce, e la scena cambia quasi subitaneamente. Il mio studio, ancora il mio computer con la telecamera che riprende, mentre adesso quella luce irradia tutto il mio corpo e sembra urlarmi tutto il dolore che quell'anima ha provato in quegli anni, le ossa spezzate, le labbra livide... Nessuno che lo abbia mai ascoltato, nessuno che ne abbia avuto pietà.

Non riesco a fare a meno di piangere, e fra le lacrime, l'occhio cade su un articolo di giornale, un trafiletto, una storia, minuscola come il suo protagonista: “Muore cadendo dalle scale. Si chiama Luca il piccolo che inavvertitamente, ieri notte è precipitato dalle scale, mentre scendeva in cucina per bere un bicchiere d'acqua. I genitori lo hanno ritrovato il giorno dopo, con il collo spezzato ed il volto tumefatto. Al momento la polizia ritiene che si tratti di un incidente domestico”.

La polizia ha ragione, bisogna cercare la soluzione più semplice. La legge deve pensare ai vivi, non può risolvere i problemi dei morti. Quello spetta a me. Leggo l'indirizzo, guardo le foto sul giornale. Devo controllare, studierò le mie prede, non lascerò nulla al caso. E fra qualche giorno saprete cosa ho deciso: saprete quanto oltre “La Soglia” sceglierò di spingermi.

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