mercoledì 12 marzo 2014

V for Vendetta

Ho fatto una lista di tutte le persone che nel corso degli anni mi hanno fatto così incazzare che ancora sogno di ammazzarle. Posso perdere le chiavi quattro volte al giorno, entrare in una stanza e non ricordarmi perché, ma se mi hai fatto salire la carogna non lo dimenticherò mai. Una volta mi sarei limitata ad attendere con pazienza l'occasione di vendicarmi, ma ora non devo più aspettare.
Punto primo sulla lista: la moglie del mio vicino.
Sono entrata a casa loro in pieno giorno, scegliendo di proposito lo specchio nell'ingresso, una stanza buia e senza finestre. Da lì sono andata in camera da letto e ho tirato le tende gattonando sul pavimento, giusto per essere sicura che nessuno mi vedesse da fuori. Poi ho aperto l'armadio di tek intarsiato finto cinese su cui sbavo da anni, anche se io in realtà vorrei un modello originale e non un'imitazione da maison du monde.
Via le scarpe di coccodrillo e gli stivali di camoscio, le cinture di serpente, la pelliccia di cincillà e quella di ermellino: sparito tutto quello per la cui produzione un povero animale ha dato la vita. Praticamente ho eliminato l'intero guardaroba, ma non posso dire di esserne dispiaciuta: per quanto mi riguarda l'iper-stronza può andarsene in giro nuda.
Una volta che sono tornati è scoppiata la tragedia. Urla e strepiti da parte di lei, scarsi e perplessi tentativi di consolazione da parte di lui. A sentirla sembrava le fosse morto un figlio, non che le avessero rubato gli scamiciati di seta.
La denuncia è stata fatta, ma senza impronte né segni di effrazione la polizia ha poco con cui andare avanti, e la “merce rubata” non salterà mai fuori da nessuna parte, perché l'ho seppellita nel bosco: quelle povere bestiole possono finalmente riposare in pace.
Il secondo punto sulla mia lista da vendicatrice ha coinvolto una mia ex-collega, la cara Giustina con le sue convinzioni omofobe, i cui discorsi bigotti mi sono dovuta ciucciare per un lungo, estenuante anno.
Ho aspettato dietro lo specchio del bagno che si decidesse ad uscire. L'ho guardata pettinarsi, schiacciarsi un brufolo e poi nasconderlo con il fondotinta, lavarsi i denti e alla fine, deo gratias, levarsi dal cazzo. E da lì è iniziato il divertimento.
Incredibile quanti danni si possano fare con un martello avvolto nella lana. Ho rotto ogni lampadina presente in casa sua ed eliminato pezzi vitali da lavatrice, frigo e televisione al plasma. Le ho intasato il cesso di scottex, fatto a pezzi le lenzuola, versato la candeggina sul divano.
Mi sono, lo ammetto, divertita troppo: è rientrata mentre stavo svitando i manici delle pentole. Lì per lì mi è venuto un infarto, ma poi mi sono nascosta dietro la porta della cucina e sbam! Una padellata sul cranio, non troppo forte da ucciderla (peccato) ma abbastanza da farla collassare.
Quante risate, ragazzi miei. Quante. Grasse. Risate.
Non ho intenzione di fermarmi. Troppa merda là fuori: è ora che qualcuno inizi a spalare.

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