martedì 7 gennaio 2014

Il bello della misantropia

Catoptrofobia: paura persistente, anormale e ingiustificata degli specchi. Questa la definizione presa paro paro dal vocabolario on-line delle fobie. Anormale e ingiustificata? Proviamo legittima e del tutto comprensibile. E poi non è che ho paura degli specchi. Mi fanno solo incazzare tantissimo. Ecco.
Non so se avete mai fatto caso a quanti ce ne siano in giro. E non è solo una questione di estetica, forse l'uomo moderno ha l'ossessivo bisogno di veder confermata la propria esistenza, e cosa c'è di meglio che riconoscere la nostra faccetta da cazzo dall'altro lato del vetro?
Deliri filosofici a parte, condurre una vita “normale” evitando al tempo stesso ogni superficie riflettente è dannatamente difficile, credetemi: ci ho provato. Per le due settimane successive al “salto” ho evitato il mo riflesso come la peste. Ho coperto gli specchi, smesso di guidare e in generale di uscire, tanto la spesa me la portano a domicilio e per il resto c'è internet.
Ma se c'è una cosa che non sopporto è rimanere seppellita in casa, soprattutto quando d'inverno il sole si mette d'improvviso a splendere in un cielo non più grigio ma azzurro chiaro. Così alla fine sono uscita a fare due passi. E cosa ti trovo di fronte al mio palazzo, di fianco ai cassonetti del pattume? Una di quelle belle librerie a vetrine, le ante aperte, gli specchi al suo interno a riflettere the whole fucking word, me compresa.
Immaginatevi la scena: la qui scrivente con gli occhi sgranati che grida “AHHHGGGHHH” portandosi una mano al petto come l'eroina di qualche dramma ottocentesco, tisi e fazzoletti ricamati a parte. Ho pensato seriamente mi stesse venendo un infarto. Eppure, una volta passate le palpitazioni e la voglia di vomitare gli ultimi quattro pasti, mi sono accorta di una cosa: non era successo niente. Nessun balzo nell'infinito e oltre, nessuna sensazione di cadere o venir spinta. Niente di niente.
Possibile mi fossi immaginata tutto? Fare la vita della reclusa per qualcosa che forse non era neanche accaduto mi sembrava un tantino imbarazzante, come andare dal medico e ricordare solo nello spogliatoio che hai addosso un tanga minuscolo ma ti sei dimenticata di depilarti.
Quella sera sono andata sul internet e ho fatto compere. L'idea era di passare da un eccesso all'altro. Di prendere il toro per le corna, se vogliamo. Di scoprire la verità, in ogni caso.
Volete sapere cosa ho fatto? Ho riempito l'appartamento di specchi e telecamere. E ho aspettato.

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