«Ehi, buongiorno.»
La voce di A. mi richiama dalle profondità del sonno. Nella mia
testa qualcuno sta ancora festeggiando capodanno. Mentre riemergo
dalle volute del piumone rosso, esalo rantoli lamentosi, imbevuti di
sensi di colpa, condizione psicofisica meglio conosciuta come
hangover.
«Ma sei morto?» A. mi osserva con un misto di divertimento e
curiosità: è ai piedi del letto, la luce dalla finestra gli
illumina le spalle. Poggia due tazzine di caffè fumante sulla
cassettiera. «Sei sicuro che fosse solo Long Island quello di ieri
sera?»
«Certo che era solo … ma chi te l’ha detto che ho bevuto Long
Island?»
«Puffo.»
Abbasso
lo sguardo, per dissimulare l’angoscia: ogni volta che A. lo
nomina, mi torna in mente quella sera. Mi torna in mente il
lupo. Sono giorni che faccio il
possibile per non pensarci, ma quell’immagine e quella sensazione
di rabbia cocente mi tormentano come chiodi allo stomaco.
«Senti, ma c’è qualcosa che devi dirmi?»
Panico: non gliel’avrà mica raccontato? «Che vuoi dire?»
«Non so,» spalanca le braccia A., «ogni volta che nomino Puffo, ti
agiti come se avessi evocato il diavolo!»
«No, niente.» Devo mentire. Per forza. Dirò qualsiasi cosa, ma
nulla di quel lupo. Non ora almeno. «Beh, qualche tempo fa, quando
siamo stati alla serata della Torre, uno ci ha provato con me,»
invento di sana pianta, «uno brutto, eh, e naturalmente non ci sono
stato. Però mi è stato molto addosso, quindi poteva sembrare altro
e magari lui ha frainteso … hai capito, no?»
A. mi fissa per un istante, occhi come fessure. Infine si apre in un
sorriso rassicurante: «Tutto qua? Guarda che mi fido! Che stupido!»
Si china sul letto e mi stampa un bel bacio sulle labbra. «Beviti
‘sto caffè, che si fredda!» Si avvia verso la cucina.
Ok, significa che Puffo non gli ha detto un bel niente. Puffo santo
subito.
Mi alzo a prendere la tazzina dalla cassettiera e mentre sorseggio il
caffè, faccio mentalmente il punto della situazione. Credo sia la
prima volta da quella sera, ma fare chiarezza è il primo passo verso
la felicità, diceva la mia terapista.
Dunque, riassumiamo. Quando Puffo è stato aggredito, ho provato una
rabbia terribile, un misto d’impotenza e sdegno di fronte a tanta
cattiveria gratuita: dal mio petto è scaturita una forza
incredibile, sensazione che posso spiegarmi solo con l’immagine di
un mandala, di cui ero il cuore pulsante.
Poi
è apparsa quella cosa.
Ricordo bene di aver focalizzato la felpa di quel tipo e di aver
chiesto aiuto e quello che è arrivato non era un lupo qualsiasi, ma
quel
lupo, proprio quello della felpa.
È tutto così assurdo: queste robe esistono sono negli Rpg, insomma
non mi chiamo Yuna, non dovrei evocare creature. Non è … normale!
A
quel punto prende la parola la mia voce interiore, simile a una
vecchia zia, schietta e dagli zigomi rifatti, a cui do istintivamente
le fattezze di Cher: Oh
diamine, parli come uno di quei vecchi bigotti cattolici: ti è
capitato e devi riuscire ad accettarlo!
Sì, ma questa è grossa, dev’esserci una spiegazione – che so –
psichiatrica: forse sono completamente pazzo!
Eh
no, ciccio,
mi rimbecca Cher, punto
primo, se fossi pazzo, non te ne accorgeresti; e poi quel lupo
l’avete visto in quattro.
Porca vacca, è vero: la faccia di Puffo e dei nostri aggressori non
lasciavano dubbi.
Quel
lupo,
sentenzia Cher, è
più reale della Vergine di Medjugorje!
«Ehi!» La voce di A. interrompe il mio soliloquio e mi riporta alla
realtà.
«Che c’è?»
A. indica un punto imprecisato sulla mia testa. «Che hai fatto lì?»
«Dove?»
«Lì, sulla nuca.»
Mi sfioro il collo, sulla sinistra, proprio all’attaccatura dei
capelli. No, non può essere. «Fammi una foto!» esclamo, tagliando
corto.
«È una cicatrice,» commenta A., mentre mi punta con l’obiettivo
dello smartphone e scatta la foto, «ma ce l’hai sempre avuta?»
Senza rispondere, mi fiondo a guardare l’immagine. E impallidisco.
«Sembrano due S intrecciate,» mormora A., «che strano, non l’avevo
mai notata!»
Due S intrecciate. Proprio come tutti gli altri.
Ci sono dentro, porca troia, ci sono dentro anch’io!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.