mercoledì 8 gennaio 2014

Non chiamatemi ladro!

Non lo sono. Non uno bravo almeno. Per tre notti mi sono studiato quel furto. L’idea era semplice: entrare nottetempo nel negozio del fornaio lungo la via, prendere un pacchetto di uova, - magari anche una busta di latte - e tornarmene verso casa. Perdonatemi, ma il frigorifero è vuoto. Ho mangiato anche le mozzarelle scadute pur di mangiare qualcosa. Se fossi stato abbastanza normale, sarei andato a comprarle, le uova, la carne e tutto il resto.
Uscire dalla finestra, saltare sul marciapiede, camminare veloce accostato al muro, immobilizzarsi quando passa un’auto, ignorare i latrati dei cani, è diventato parte della mia quotidianità. Il fornaio non ha un sistema di telecamere e ho già verificato che l’allarme non scatta per me. Inoltre ha la canna del forno che esce di lato dal muro, a poca distanza da un ramo che sopporta bene il mio peso. Quando mi sono infilato nella canna fumaria non avevo idea di cosa aspettarmi dall’altra parte. Immaginavo la fuliggine e speravo che il forno non fosse bloccato dall’esterno. Vero che la signora vendeva le uova a un’euro l’una, ma non trovavo giusto spaccargli la porta del forno solo per rubarle sei uova. Non avevo mai visto un forno per pane dall’interno, non pensavo che mi sarei dovuto districare tra resistenze e aprire la grata del bruciatore per poterne uscire.
Ero sporco di grasso e fuliggine. Come toccai terra pensai alle impronte dei miei piedi sul pavimento bianco. “E ora?” mi chiesi. La suola delle scarpe era stata ricavata da un pezzo di gomma e non mi ero neanche preoccupato di sagomarle troppo, ma si vedeva troppo bene che erano impronte di piedi. Di una bambola animata. Tre giorni di preparazione e non avevo pensato a quel particolare. Per un attimo ho pensato “chi se ne frega.” Poi mi son detto che non volevo che il mondo sapesse di me. Insomma, il mondo al di fuori di questo blog. Presi di mira il rotolo di carta da forno e lo raggiunsi in un solo salto - sono diventato bravo a gestire i miei salti - e lo srotolai fino a terra. Non era morbido e nemmeno mi ha pulito. Ho lasciato un sacco di sporco in cucina, ma niente piccole impronte.
Il resto del piano non mi ha dato problemi: dall’interno è stato facile aprire una finestra e uscire con uova e pane.

Sono stato tutta la mattinata sintonizzato sui tg regionali, ma nessuno ne ha parlato. Forse è ancora troppo presto. Domani notte faccio un salto davanti all’edicola e do una sbirciata ai giornali.

Stanno suonando alla porta. Non voglio neanche sapere chi è.
Ecco: sta suonando il cellulare. È mia madre. Ci avrei scommesso. Non le risponderò: non ho voglia di mentirle. Più tardi la chiamo. Sono settimane che non mi vede e si sta veramente preoccupando. Se solo potessi tornare alto... Mentre tornavo con le uova ho rischiato di fare una frittata precoce perché sono tornato alle mie dimensioni originali per un attimo. Dopo di quella volta nel campo ogni tanto mi ricapita. Sempre per alcuni secondi, senza motivo apparente. Ho chiuso i miei vestiti con il velcro così non li rompo ogni volta, ma non è il vestito il problema.

Il problema è che sono stanco.

Max Steel

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