venerdì 3 gennaio 2014

Sento la gente

La vecchia mi fissa.
Lo so, detta così non ha molto senso, ma ho letto tutti i vostri post e credo di dover essere più precisa possibile, perché almeno tu, Sibyl, possa dirmi che pensare. Lo sto facendo anche per me, per capirci qualcosa.
E quindi, una settimana fa, l'inizio: la vecchia che mi fissa.
Sapete, no, quello sguardo che non è un'occhiata da "penso-ai-cazzi-miei-e-vedo-anche-te" ma è più un "ti-sto-studiando-e-giudicando", ecco, una cosa del genere.
Non che non ci sia abituata. Ormai. Che poi ho notato che sono più le donne a lanciarti veleno così. Gli uomini quando vedono una donna… la guardano in un altro modo. Invece le donne ti condannano, subito, soprattutto quelle anziane.
Insomma, solita storia: al mini-market sotto casa, me ne sto tranquilla in fila alla cassa a guardarmi le unghie, e questa mi fissa.
E io me ne accorgo, ovvio. Come si può ignorare certe occhiate?
La vecchia mi guarda e io so cosa vede. Una ragazza che dimostra meno anni di quel che ha -il che è solo peggio per la sua mente ristretta, un aspetto come tanti: corporatura media, occhi e capelli scuri, carnagione olivastra. Una che potrebbe passare inosservata, se non fosse per i piercing e i tatuaggi.
Sopracciglio, naso, i piercing; sotto l'orecchio, sulla clavicola, sul polso, questi sono i tatuaggi. E meno male che i vestiti larghi nascondono il resto. Che poi non ho mai capito che possa fregare alla gente di cosa faccio io con il mio corpo.
Comunque, quella mi fissa, male, e io decido di divertirmi un po'. Le restituisco lo sguardo, le sorrido in modo affabile e le faccio la linguaccia. Rido della sua espressione, il piercing alla lingua le ha dato il colpo di grazia.
Le passo accanto con la borsa della spesa, deridendola con gli occhi, e per sbaglio la sfioro con il gomito.
E succede.
"Maledetta ragazzina, finirai all'inferno!"
Mi gelo sul posto, mi volto di scatto. «Che ha detto, scusi?»
Quella mi guarda con il più perplesso dei volti e a labbra strette fa: «Non ho aperto bocca.»
Sto per ribattere, poi noto che si sono tutti girati a guardarci. Ho urlato, temo, e non è proprio il caso di attirare guai, qui mi conoscono tutti… ci vivo.
Me ne vado senza una parola, i pensieri che vorticano.

«E quindi quella m'ha insultato e nessuno ha fatto nulla.»
Sono stesa sul letto, qualche ora dopo, mentre racconto a Giò quel che è successo. Sono ancora sbalordita. Lui è appollaiato sulla poltrona girevole, ci passiamo una sigaretta. Non potrei fumare in casa, ma chissene, i miei non ci sono e poi basta aprire la finestra, dopo.
«Sei sicura di non essertelo immaginato?»
Mi tiro su di scatto, stringendo gli occhi su Giò. Ha i capelli scompigliati come al solito e gli occhiali di traverso, ma regge il mio sguardo, non si fa intimidire.
Scrollo le spalle, e mi giro a pancia in giù. Giò mi porge la sigaretta, ma la allontano con un gesto, lasciando che la finisca.
«So cos'ho sentito. È che non sono sicura che la tizia abbia parlato…»
Non mi risponde, ha un'espressione strana. «Be'?»
«Quando ti sei fatta quel tatuaggio? È figo.» afferma per tutta risposta.
«Che dici, non ne ho fatti altri, te l'avrei detto!»
«Ma se è proprio lì.» esclama, avvicinando la mano alla mia schiena mezza nuda, la maglietta si è alzata nel rigirarmi sulle coperte.
Non appena mi sfiora, lo sento.
"Cazzo, ti sbatterei lì dove sei..."
La voce di Giò, ma la sua bocca non si è aperta. Scatto in piedi, incredula. Lui ha gli occhi spalancati: sorpresa, paura e qualcosa che non riesco a identificare. Non può aver detto quello che ho sentito, non Giò, non lui.
«Hai…» sussurra.
«Sentito?» finisco la frase, la mia voce trema.
Annuisco. Distoglie lo sguardo, si alza e se ne va.

Che devo fare? Giò è il mio migliore amico, ci conosciamo da sempre. Non parlerebbe mai così, non di me. Eppure…
Non potete capire.
La cosa buffa è che mi sono guardata allo specchio, dopo. E lì dove Giò mi ha toccata, in fondo alla schiena, c'è quella specie di rombo artigliato, sì, quella roba che avete anche voi.

LB.

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